In memoria di una persona ineguagliabile
Nella ricorrenza del 60° anniversario della morte del Professore Francesco Iannicelli (16.11.1920 - 1.12.1956) riteniamo doveroso ricordarlo riportando gli interventi che alcuni suoi ex allievi gli dedicarono 30 anni fa ed una breve ...
... considerazione personale.
Considerazione personale
CONSUMMATUS
IN BREVI
EXPLEVIT TEMPORA MULTA
PLACITA ENIM ERAT DEO
ANIMA ILLIUS
SAP. CAP. IV v. 14
Ero troppo piccolo quando "il Sindaco" se ne andò. Frequentavo da un paio di mesi la prima elementare e ricordo come in un sogno la grande cerimonia e l'accompagnamento al cimitero che seguimmo con serietà e partecipazione anche noi bambini delle scuole elementari.
Lo ricordo appena e lo ricordo come Sindaco, del quale parlavano bene tutti, e non solo nella mia famiglia.
Quando, nel 1986, nel giorno della ricorrenza del 30° anniversario della sua morte, fu organizzata, nel Centro di Comunità, una cerimonia per ricordarlo vi partecipai sentitamente e mi colpì in modo particolare quanto disse il prof. Pasquale Lamanna il quale, quantunque nostro avversario politico e da sempre impegnato nello schieramento che si era contrapposto anche allo stesso Sindaco Iannicelli, pronunciò parole di ammirazione e di rispetto davvero sentite ed efficaci.
Sentii poi quanto mi raccontò il prof. Michele Scolamiero, che fu suo allievo, e capii definitivamente che "lu Sindeche" era veramente una persona non comune.
Ho avuto modo, in questi giorni, di rileggere le memorie che alcuni suoi allievi inviarono agli organizzatori di quella cerimonia (Gerardina Zampella, Pasquale Lamanna e Michele Scolamiero, anch'essi allievi del "professore") e che, al di là di taluni accenti retorici che inevitabilmente li caratterizzano, sebbene apertamente negati, mi hanno davvero impressionato. Da quanto se ne ricava non è stato solo un grande sindaco ma soprattutto un grande uomo che ha saputo trasmettere a molti santandreani cultura e valori che essi hanno seguito, messi in pratica e sicuramente, a loro volta, trasmesso a tanti altri nella loro attività professionale e nella loro vita.
Emergono inoltre, da vari esempi già riportati su queste pagine, le sue capacità di organizzatore e di leader che, a parte i successi in politica (fu due volte sindaco con consenso plebiscitario), sono testimoniate dalle memorabili feste patronali che seppe supportare, a volte arricchite da rappresentazioni inedite (carro dell'Immacolata nel 1954) e dal sostegno alla cultura popolare (rivalutazione della figura delle "pacchiane" che coordinò in varie circostanze). Tutte dimostrano la sua sensibilità nei confronti della cultura intesa a 360°, e delle esigenze della popolazione santandreana per la quale seppe essere punto di riferimento in ogni ambito. Tra l'altro fu fautore della venuta a Sant'Andrea del grande studioso americano di canti e tradizioni Alan Lomax che raccolse immagini e canti popolari anche nel nostro paese, comprese le "pacchianelle".
Ecco, allora, che la sua lezione e il suo insegnamento raggiungono anche noi che non abbiamo avuto la fortuna di conoscerlo come i suoi allievi. Ed anche a noi spetta il compito di seguirli e di non disperderli, "passandoli" a coloro che verranno dopo di noi.
R. C.
Dalla lettera degli organizzatori agli ex allievi (15.11.1986)
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SPIRITO ELETTO NOBILE E GRANDE
DOTTO ED INSIGNE PROFESSORE
DELLA COSA PUBBLICA SAGGIO AMMINISTRATORE
NEL CULTO DEL DOVERE
NELL'AMORE DEI PACIFICI OZI DELLE UMANE LETTERE
NELL'AFFETTO DEI CONGIUNTI
SUBLIMÒ SUA VITA
MORTE IMMATURA INFRANSE FIORENTE GIOVINEZZA
VEDOVANDO
DESOLATA FAMIGLIA
Ricorre quest'anno il 30° anniversario della morte del Professore e ci è parsa ricorrenza opportuna per una significativa commemorazione. La sua memoria è sempre viva in noi. Proprio per questo desideriamo operare una verifica comune dell'eredità pedagogica e culturale, che egli consegnò alle nostre persone e alle nostre esperienze di vita.
Nel momento in cui, nei vari campi, si allarga la sensibilità e s'intensifica l'impegno per salvaguardare e conservare la memoria del passato, siamo convinti che anche la lezione del Prof. Jannicelli, nella vicenda storica del nostro piccolo paese, sia da valorizzare e custodire.
Le peculiarità di quella scuola e di quell'insegnamento caratterizzano un'esperienza irrepetibile. Era il decennio dell'immediato dopoguerra, sul posto non esistevano le scuole medie pubbliche, per tanti di noi il proseguimento degli studi era particolarmente problematico. Il Professore, fresco laureato in lettere classiche all'Università di'Napoli, si mise a nostra completa disposizione. L'insegnamento abbracciava tutte le discipline e si estendeva alle varie classi della scuola media inferiore, del ginnasio-liceo, dell'istituto magistrale.
L'insegnamento del Prof. Jannicelli non si riduceva mai a puro nozionismo, bensì era scuola viva di sapere e di valori. La funzione docente e quella formativa si armonizzavano in un progetto pedagogico globale, ispirato ad un umanesimo integrale.
La tensione morale e la testimonianza del credente si espressero ancora più adeguatamente in campo politico e sociale. Negli ultimi anni di vita dal 1952 al 1956, come Sindaco del Comune, con attività intensa ed instancabile - senza perdere il contatto con i giovani nell'insegnamento - tradusse nell'esperienza amministrativa l'impegno e la coerenza dei suoi principi umani e cristiani.
Con dinamismo intelligente e fattivo avviò con decisione il progetto di sviluppo democratico e civile del nostro paese. Concepì e realizzò il suo disegno politico come servizio alla collettività. Contribuì a tenere alto il tono del confronto con le altre forze, ricercando il consenso sulla base delle idee e delle proposte, in un clima di tolleranza, di rispetto, di dialogo, di vera democrazia.
Il 1° dicembre p.v., alle ore 16,00, nel Centro della Comunità sarà concelebrata la S.Messa dai Sacerdoti suoi amici e suoi alunni. Subito dopo qualcuno di noi lo ricorderà cosi, nella semplicità e immediatezza di questo ricordo vivo e indelebile.
Come segno della tua adesione e della tua partecipazione, avrai cura di compilare la scheda allegata alla presente, annotando eventualmente un tuo ricordo o pensiero particolare, che sarà parte integrante di questa memoria collettiva.
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Firmato
Gerardina Zampella
Pasquale Lamanna
Michele Scolamiero
Dal messaggio di Martino Francesco
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Era l'inverno dell'anno 1944, la guerra non era ancora finita, i disagi economici si facevano sentire un po' ovunque ed io, allora, ero studente del penultimo anno delle magistrali e andavo a scuola privata da LUI, alle ore sei di mattina.
Spesso trovavo la porta d'entrata non chiusa a chiave ed entravo, mi portavo nella sua stanza, mi avvicinavo al suo letto e lo svegliavo poggiando delicatamente la mano sulla sua testa, dai capelli ricciuti, perché non volevo togliergli la gioia di godersi quel magnifico tepore nel suo caldo letto; ma fu proprio in una di quelle mattine più rigide che pensai di accendere dei carboni a casa mia, li misi in un vecchio tegame, lo coprii con una teglia e uscii.
Quando arrivai a casa sua aprii la porta e mi avvicinai al suo letto, egli avvertì subito il caldo che emanavano quei carboni accesi e felice si sollevò sul letto. Mi abbraccio e mi disse con voce amica, ma ferma: “Non potevo mai immaginare una cosa simile, la tua è una dimostrazione di grande affetto e non lo scorderò mai e sappi che soltanto nelle persone complete si racchiude un animo nobile".
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Dal messaggio di Antonio Cignarella
... spesso ritorno con il pensiero a quello e agli anni successivi, e una ridda di ricordi affiora e si affaccia, alla mente, dapprima confusamente, poi sempre più nitidamente: l'uggioso e brumoso novembre, i nevosi dicembre, gennaio e febbraio, il tratturo innevato ed acquitrinoso delle piane di "Marcellino, Cocumella e San Vito" che eravamo costretti a percorrere per raggiungere, di buon passo, lo Scalo ferroviario di Conza, dove il Professore insegnava, rispettato e stimato da quanti lo conobbero e di lui conobbero le eccelse qualità di animo e di cuore e le indiscusse capacità di maestro illuminato.
Era durante tale percorso che Egli mi teneva lezione di Storia della filosofia e di pedagogia o di Letteratura italiana e latina.
La sua giornata di lavoro, quindi, iniziava alle sei o sei e trenta con una lezione di latino o di matematica con o senza fuoco, caldo solo del calore immagazzinato a letto o di quello più caldo del suo stesso cuore. Io ero incaricato di dargli la sveglia e puntualmente bussavo alla porta della sua stanza quando albeggiava appena ed Egli, ancora stanco e sonnolento, si alzava, prendeva contatto con una bacinella d'acqua gelata ...
Dal messaggio di Fedele Giorgio
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Un particolare ricordo, da porgere alle nuove generazioni, può essere questo.
Il prof. Iannicelli insegnava alla scuola elementare di Caperroni-S. Giuseppe (a circa 4 km da S.Andrea) sede che raggiungeva ogni mattina a piedi, con sole, vento o pioggia. Ebbene, il professore dedicava all'insegnamento, alla maniera socratica, anche il tempo occorrente per raggiungere il posto di lavoro.
Michele Scolamiero ed io lo attendevamo in piazza. Oltre il cimitero iniziava la lezione. Giunti sul posto, il professore entrava nella sua aula e noi restavamo a studiare sul prato. La lezione riprendeva e terminava sulla via del ritorno.
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Dal messaggio di Giuseppe Bellino
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Tantissimi di noi, a causa proprio della mancanza di scuole pubbliche in paese, avemmo la grande fortuna di formarci tra le mura del Seminario, ed alcuni, poiché la loro chiamata era più forte, raggiunsero il Sacerdozio.
Dopo tanti anni ricordo solo un verso di una poesia composta e musicata dallo stesso professore e che suona così: "All'ombra di un vetusto Seminario, ognun di noi si studia d'esser giglio, fiore di tiglio ..."
Agli insegnamenti del professore Francesco Jannicelli, potemmo aggiungere quelli del nostro padre spirituale "Don Leone", improntati tutti sulla semplicità e sulla povertà, prendendo ad esempio il grande Santo "San Francesco d'Assisi".
A voi tutti che avete promosso questa iniziativa, quindi io rivolgo un vivo ringraziamento perché mi avete dato la possibilità di ricordare il mio, il nostro professore Francesco Jannicelli non solo come uomo di cultura e di fede, ma anche come uomo politico.
Avete fatto bene a ricordarlo in quest'altro suo aspetto specie in un momento in cui la politica ed i partiti attraversano una grave crisi di identità.
Egli la politica la avvertiva non come sete di potere, ma come servizio, e non a caso il suo riferimento era all'amico on.le Fiorentino Sullo.
La sua strada era certamente quella giusta poiché orientava le sue energie ai bisogni degli altri, specie di quelli più bisognosi.
Il servire tutti con la sua intelligenza acuta e sottile lo mise in condizione di essere stimato anche dai nostri concittadini all'estero. Tante storie di nostri concittadini non sono state scritte, ma sono state vissute e sofferte.
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Dal messaggio di Luigi Grieco
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Noi, suoi discepoli, la riflessione che in questa occasione dobbiamo fare, non è tanto quella di evidenziare la statura culturale del Maestro, perché ripeteremmo concetti ampiamente conosciuti e radicati nella coscienza di tutti i nostri concittadini, ma dovremmo, piuttosto, interrogarci per domandarci se veramente quella Scuola, pregna di sapere e di valori, come ed in che misura abbia concorso alla formazione della nostra personalità.
La risposta a questa domanda, a distanza di trenta anni dalla Sua morte, credo che debba costituire il punto focale della nostra memoria.
È nell'esaminare intimamente noi stessi, accomunando tutto quanto Egli ci ha consegnato nel suo breve ma fecondo passaggio di vita terrena con l'esperienza di vita vissuta quali operatori nella Società come responsabili nei vari settori professionali, che possiamo con profondo convincimento dire che il Suo insegnamento è stato ed è l'esse portante di una generazione vissuta sì in anni difficili, ma compensata ampiamente dalla presenza di un uomo intelligentemente impegnato nella realizzazione di quel progetto di sviluppo culturale, civile e democratico del nostro paese.
Convinti di tanto, non ci abbandoneremo alla smisurata esaltazione dell'uomo in quanto tale ma, sfiorando con acume i momenti dell'impegno culturale e politico del Maestro, evidenzieremo la coerenza dei Suoi principi umani e cristiani.
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Dal messaggio di Pasquale Tribuzio
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Egli vigilava attentamente su di me adolescente, non solo per trarne il massimo profitto possibile negli studi, ma - per un'intesa diretta con mio padre (a quell'epoca emigrato in Venezuela, con cui il Professore intratteneva continui e costanti rapporti epistolari) - con grande senso di responsabilità, con rigore morale e, al tempo stesso, con generosa amorevolezza, mi seguì nella mia crescita anche sotto l'aspetto educativo, preoccupandosi di fare di me un figlio corretto nel nucleo familiare di appartenenza e, in una prospettiva più ampia, un futuro cittadino impegnato e costantemente rivolto al culto ed alla pratica dei Valori essenziali, per i quali è stato e sarà sempre bello, piacevole e gratificante vivere questa vita terrena ed ai quali Egli seppe - come pochi altri di mia conoscenza - costantemente uniformarsi con una compiutezza, una coerenza, uno slancio ed una irreprensibilità tali che ancora oggi Egli rimane per me un insuperato ed insuperabile Maestro di vita.
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