Fedele Giorgio
UCCISO SOLE
Stridìo di rondini andavo ad ascoltare
affannate e stanche al loro nido.
Miravo il cielo ad occidente rosso
tempestato di nuvole sanguigne,
segni del delitto di altro giorno
assassino del morto ucciso sole.
Sul prato della chiesa
le tenebre dolci dell'incipiente notte
mi leccavano pietose la ferita.
Nasce il 5 giugno 1931, da una modesta famiglia di contadini, a S. Andrea di Conza, dove trascorre l'infanzia e l'adolescenza.
Al paese inizia da privatista gli studi classici che continua ad Avellino e termina a Nola (NA).
Iscrittosi alla facoltà di Giurisprudenza presso l'Università di Napoli, al secondo anno abbandona gli studi e si arruola nella Guardia di Finanza.
Per ragioni di servizio ha modo di viaggiare per tutta Italia. Dal 1968 è alla sede di Teramo.
Ha pubblicato, per i tipi dell'Edigrafital di Teramo, due apprezzate raccolte di poesie: "Ucciso Sole" (1974) e "La terra negli occhi" (1978). Nel 1979 gli è stato conferito il Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Nel 1980, sempre per i tipi dell'Edigrafital, ha pubblicato "L'Arco della Terra", una raccolta di tradizioni irpine, nel dialetto della nostra terra, presentato da Giammario Sgattoni e, nel 1984, la raccolta "E siamo ancora qui". Ha vinto diversi premi letterari ed è inserito in varie antologie.
Ha chiuso i suoi giorni a Teramo il 9 febbraio 2009, ma si è fatto seppellire nel cimitero dell'amato paese natio.
Un'altra sua memorabile poesia -->
QUANNE MENE FAÙGNE
Quanne faùgne mene forte forte
e pare ca lu munne se lu porte,
da la fenèstre guarde ind'a l'uòrte:
véche l'àlbere se chiéchene a lu viénde
e lu pajése mije me vène a mmènde.