Sopravvissuto agli eventi sismici del 23 novembre 1980, è stato consolidato e riportato alla piena funzionalità: l'originale e magnifico suono delle campane ha ripreso a diffondersi imponente.
La Chiesa Madre, alla quale è annesso, è stata pressochè ricostruita ex-novo ma con un intervento che ne ha stravolto l'impianto originario (è stato successivamente realizzato un intervento di risistemazione della copertura e dell'abside).
"L'impianto originario della navata centrale probabilmente risaliva al XIII sec. mentre alla metà del XIX risalivano i due cappelloni dedicati a S. Andrea e S. Emidio.
L'Arcivescovo Giuseppe Nicolai nel XVIII sec. dotò la chiesa di preziosi arredi tra i quali l'importante cantoria, organo in legno intagliato con al centro lo stemma episcopale oggi completamente perduto a causa degli ultimi eventi sismici.
Il sacro edificio fu già danneggiato con il terremoto del 7 giugno 1910 e restaurato per interessamento dell'arciprete Michele Giorgio.
La chiesa, in pianta, appariva, prima del terremoto che ha causato danni ingenti distruggendo totalmente la navata centrale e quella laterale destra, come una grossa aula rettangolare ripartita in tre navate con ai lati i corpi quadrati dei due simmetrici cappelloni coperti da una cupola a base circolare.
Le navate erano scandite da quattro arcate a tutto sesto sorrette da pilastri a pianta rettangolare.
L'edificio si concludeva con un abside rettangolare."(1)
(1) Da: "S. ANDREA DI CONZA fatti, immagini e documenti di ieri e di oggi", di Gabriele Giorgio (numero monografico di Civiltà Altirpina, supplemento al fasc. 1, Gen-Giu 1993).