Un'antica tradizione santandreana(1)
Anche se quest'anno 2020 la tradizionale processione delle "maggiaiole" non si terrà e sarà sostituita da una speciale Messa alle ore 11:00 di sabato 30 maggio sia nella Chiesa Madre di Sant'Andrea che nella Cattedrale di Conza, vogliamo riproporre in primo piano questa pagina almeno perché non se ne perda la memoria.
Sono chiamate "maggiaiole" le ragazze di Sant'Andrea di Conza che, l'ultimo sabato di maggio, si recano in processione alla ...
... Cattedrale dell'antica Conza per venerare la Madonna della Gaggia.
Si tratta di giovanette, pellegrine d'amore, che, in "primavera - che vuol l'uomo s'innamori", vanno ad implorare dalla Vergine la grazia di trovare un buon fidanzato, poi marito, che sia premio alle loro domestiche virtù.
Coll'annuale pellegrinaggio al "Santuario" mariano di Conza, le pie ragazze di Sant'Andrea perpetuano un rito penitenziale che un'antica leggenda, tramandata oralmente, fa discendere da un "patto" stabilito tra tutti gli abitanti di Sant'Andrea e la Madonna della Gaggia.
Si racconta che la Madonna, nottetempo e all'insaputa di tutti, sia scappata da Sant'Andrea per rifugiarsi nella Chiesa di Conza, città sede dell'omonima archidiocesi metropolitana. Riportata, con le buone e con la forza, a Sant'Andrea, la "Divina fuggitiva" sarebbe nuovamente approdata a Conza. Al secondo invito dei Santandreani a far ritorno "in patria", la leggenda dice che la Madonna avrebbe così sentenziato: «Ho stabilito di rimanere in questo tempio metropolitano di Conza e di volere che le ragazze di Sant'Andrea vengano qui, ogni anno l'ultimo sabato di maggio. Verranno le mie predilette - racconta la leggenda - col capo coperto da un bianco fazzoletto sul quale appunteranno una corona fatta con rametti e acini di uva spina. Se con tutti i Santandreani sarò ancora e sempre Madre di grazie - avrebbe detto la Madonna - alle "verginelle" pellegrine farò la speciale grazia di far trovare un buon compagno per la vita». La Madonna avrebbe anche penalizzato il mancato esercizio del pellegrinaggio da parte delle maggiaiole: il Sindaco di Sant'Andrea a .... spazzare la chiesa e la piazza di Conza.
Il pellegrinaggio si ripete da tempo immemorabile nel rispetto dell'antico "patto".
Di buon mattino le ragazze, pronte per il "fatale andare" a Conza, si riuniscono nella chiesa madre. Formatosi il corteo, sfilano in doppia linea, prima per le strade del paese, e poi lungo l'itinerario seguito dalla Madonna fino a Conza: un paio di Km di strada campestre. Il supplice "binario" delle maggiaiole ha in testa il Crocefisso, che fa da guida al pellegrinaggio, scortato dalle mamme e dai giovani del paese, nonché dal Sindaco e dal Parroco. Una statua della Madonna del Rosario accompagna il corteo dalla chiesa madre alla periferia di Sant'Andrea, ove in una cappella rimane in attesa che le ragazze ritornino da Conza.
Questo vecchio articolo è stato arricchito dal seguente sonetto pubblicato da Nadia Iris Lucchetta su FB
La Maggiaiola
(da ‘L'alito dell'infinito’ di Leonardo Cantarella, Casa Editrice Menna - Avellino - 1990)
Arrivata è l’ultima decade di maggio,
sorride di verde la valle aprica.
Un fremito scuote sull’alba il villaggio
e chiama al rito la maggiaiola pudica.
Al patrio colle va in pellegrinaggio,
accantona la quotidiana fatica
e di canti e voti reca l’omaggio
seguendo le vestigia dell’Appia antica.
Sul capo porta un serto d’uva spina;
il corteo osannando si snoda lento
della Gaggia alla Signora divina.
Spira leggero di scirocco il vento
e di bronzi reca la voce argentina.
Fra i sassi l’Arso scorre sonnolento.
Lungo la strada percorsa dalla Madonna "fuggitiva", le maggiaiole rievocano col canto la "storia" della "fuga" e le "promesse" reciprocamente fatte in un lontano giorno, e che vengono annualmente rinverdite.
Prima di arrivare a Conza, col Crocefisso delle amorose pellegrine vengono benedetti i campi. E' anche un prender fiato prima di dare inizio all'ascensione verso la "santa" collina di Conza, dove si verificherà il tanto sospirato incontro con la Madonna, la "Matre de 'r' verginelle".
Alla periferia dell'antica città, "metropoli degli Irpini", il pellegrinaggio, atteso dai Conzani, è accolto con fraterna amicizia e festosa allegria. Sindaco e Parroco di Conza consegnano ai colleghi Santandreani le chiavi della città e la stola sacerdotale. In comunione di sentimenti e di civiltà si va alla comune Cattedrale, al "santuario" della Gaggia.
L'incontro delle maggiaiole con la loro Madonna raggiunge, sempre, il sublime della fede e della speranza, che viene espresso specialmente col canto devoto e supplichevole. La Messa conclude il viaggio di andata e dà inizio al viaggio di ritorno, "spezzato" dalla colazione che viene consumata all'aperto, quando i giovani cominciano a piluccare le corone delle maggiaiole. Allora è la Madonna che fa la grazia ... dell'amore.
(1) Cfr. P. Grasso - P. Russoniello, "Fede e folclore in Irpinia", 1979