... Conza e i loro lavori nel cimitero del paese.
Nel n. 4/2014 de "il Seminario" ho parlato delle tombe che Pompeo Vallario ha costruito a Teora e più in generale delle sue opere; ora, per completare il discorso su una tipologia di edifici iniziato nel numero del periodico sopra citato, mi è d'obbligo parlare delle tombe realizzate nel cimitero di S. Andrea.
Il tutto fa parte di una ricerca che sto portando avanti sugli scalpellini di S. Andrea e sulle opere che hanno realizzato; ricerca che non si limita alle sole cappelle funerarie ma anche alle ...
... facciate in pietra degli edifici, ai portali, alle mensole dei balconi ed agli elementi storici più antichi, cercando di recuperare notizie e documentazione sull'argomento trattato.
Ho iniziato con le tombe perché rappresentano una grossa parte della produzione degli scalpellini e perché le loro facciate, oltre ad esprimere un significato simbolico, hanno una forte valenza artistica con la qualesi sono misuratii maestri scalpellini del secolo scorso.
Di seguito descriverò alcune delle cappelle realizzate nel cimitero di S. Andrea.
TOMBA N. 1 “D’ANGOLA”
Una delle prime cappelle costruite nel cimitero di Sant’Andrea è la tomba D’Angola, datata 1896.
La realizzazione è opera del maestro Michelangelo D’Angola di Luigi, che fu uno dei primi di una generazione dei “D’Angola” che a Sant’Andrea hanno lavorato e scolpito la pietra raggiungendo i massimi livelli nelle loro realizzazioni.
Il primo D’Angola di cui si ha notizia era “l’artista scalpellino Nicola D’Angola nato nella Terra di Vaglio presso Potenza” che, chiamato dall’arcivescovo Francesco Nicolai, svolgerà la sua attività a S.Andrea e sarà il capostipite di una famiglia che continuerà a distinguersi fino ai tempi attuali, nel campo della lavorazione della pietra (cfr. Rosario Cignarella – Potito Cianci e il suo tempo - pag. 39).
Lo scolpire la pietra era scritto nel loro DNA e l’ultimo maestro scalpellino di questa famiglia è scomparso novantenne nel 2014 portandosi via i segreti di un antico mestiere e i ricordi di una generazione di scalpellini.
Passando ora alla descrizione della tomba e volendo usare un termine alla “Summerson”, potremmo definirla, senza ombra di smentita, come: “Il linguaggio classico dell’architettura”.
L’ordine è Ionico ed è da “manuale”, per lo stile, la lavorazione e gli elementi che compongono la facciata d’ingresso.
Le pietre della facciata sono di grandi dimensioni, sono disposte simmetricamente e lavorate a bocciarda.
La conchiglia sull’architrave del portale d’ingresso, i capitelli “ionico moderni,” realizzati con un marmo diverso dalle altre pietre di facciata perché più facile da scolpire, la decorazione del fregio e quella del timpano e della cornice sono elementi di notevole valenza artistica. Il tutto si completa con una croce sul colmo del tetto anche essa interessante nella lavorazione.
La tomba mostra i segni del tempo e del terremoto dell’80, con lo schiacciamento di un piedritto del portale e allargamenti e lesioni negli elementi superiori dell’architrave del fregio e della cornice e necessita di un intervento di consolidamento e di restauro, per conservarla e tramandarla per le sue valenze artistiche e architettoniche.
TOMBA N.2 “LIMONGELLI”
La seconda tomba che vado a descrivere è quella della famiglia Limongelli; è datata 1906 e non sono a conoscenza del nome dello scalpellino che ha realizzato gli elementi di pietra (a tal proposito sarei grato a chi ha notizie a riguardo e può farmele avere).
La facciata della tomba presenta delle analogie con quella della cappella-ossario del cimitero di Teora, e questo fa pensare che entrambe siano state realizzate dallo stesso artista.
Le analogie riguardano lo smusso dei piedritti del portale di ingresso, gli elementi a sbalzo con scolpite delle foglie d’acanto che sorreggono l’architrave del portale; la parte superiore della parete aggettante rispetto a quella inferiore, il disegno delle mensole che sorreggono la cornice del tetto, la finestra trilobata nella facciata di Teora che in quella di S. Andrea è disegnata in bassorilievo nel timpano.
La simmetria e la disposizione a filari delle pietre di facciata è rotta in alto con qualcosa che non si ritrova in nessuna realizzazione della zona. Nella parte superiore della facciata assistiamo ad un sistema di montaggio e di incastri delle pietre del tutto avulso dalla produzione locale e che fanno pensare all’architettura precolombiana ed al sistema costruttivo degli Incas, che ritroviamo nelle antiche mura di Cuzco.
TOMBA N. 3 “TADDEO - SOLIMENE”
La tomba è datata 1934 ed è stata realizzata da Pompeo Vallario su commissione della famiglia Taddeo-Solimene. Delle sette tombe del Vallario che conosco questa è l’unica che non porta incisa alla base la sua firma; non ne conosco il motivo ma avanzo tre ipotesi; la prima: è stata costruita a S. Andrea e si conosceva lo scalpellino; la seconda: rispetto al disegno originario sono state apportate modifiche consistenti in una maggiore altezza della tomba; la terza: non sono riuscito a trovarla.
Il disegno del Vallario porta una dimensione di facciata di ml. 3,00 di larghezza per ml. 5,00 di altezza al colmo del tetto; L’edificio realizzato ha una dimensione di facciata di ml. 3,00 di larghezza per ml. 6,20 di altezza al colmo.
La facciata è in pietra locale (favaccio) lavorata a bocciarda con i pezzi di pietra smussati ai quattro angoli.
Gli elementi di maggior pregio sono il portale d’ingresso e la parte di sommità della facciata costituito da un elemento decorativo di contorno, un corona con dei festoni laterali e la scritta della famiglia proprietaria della tomba oltre a due acroteri d’angolo in sommità.
Questi ultimi erano a coronamento delle pareti laterali più basse rispetto alla parte centrale della facciata; ma con un intervento successivo di rifacimento del tetto le facciate laterali sono state alzate inglobando gli acroteri e rovinando l’aspetto della facciata stessa.
TOMBA N. 4 “SAC. GALLUCCI E FAMIGLIA”
Del 1934 è anche la tomba del Sacerdote Gallucci e della sua famiglia. Non conosco il nome del maestro scalpellino che ha realizzato gli elementi di pietra in bugnato della facciata e le decorazioni.
Alla tomba, perfettamente simmetrica in facciata (anche le fiamme sulle anfore invece di seguire la direzione del vento seguono la regola della simmetria), si accede tramite gradini laterali e un pianerottolo; è costituita da due livelli con la parte sottostante illuminata tramite un accesso posto sotto al pianerottolo di ingresso; la porta è definita dai conci in bugnato e termina con un arco a sesto acuto.
Sopra la porta è situata una lapide decorata, con al centro inciso il nome della famiglia e sopra la lapide lo stemma scolpito nella pietra.
Chiude la facciata una cornice bocciardata composta da una serie di modanature, che seguono l’andamento del tetto, ed una croce in pietra posta in sommità.
TOMBA N. 5 “GIORGIO – DEL VECCHIO”
L’ultima tomba analizzata è del 1936 della famiglia Giorgio - Del Vecchio; realizzata per ciò che riguarda la lavorazione delle pietre da Giorgio Antonio di Giuseppe (1914-1971).
Di professione scalpellino ha conseguito il diploma alla Reale Scuola d’Arte e Mestieri di Lauria, ove vi era una sezione dedicata alla lavorazione del marmo e della pietra.
La Cappella ha forme classiche, poggia su un basamento rettangolare ed ha dimensioni di facciata di ml. 3,52 di larghezza per ml. 5,70 in altezza al colmo; misure che sono in rapporto aureo tra loro.
Si presenta con un portale di ingresso architravato e due colonne d’angolo sormontate da capitelli in stile composito; seguono l’architrave, il fregio decorato con motivi floreali e la cornice con modanature e dentelli.
Nella facciata sono presenti elementi scultorei che sono, in ordine dal basso in alto, un angelo a mezzo busto nella facciata sul portale; un angelo nel timpano ed una madonnina sulla sommità del tetto.
Sul basamento della Madonnina vi è inciso il nome dello scalpellino che ha realizzato la tomba e la statua.
ULTERIORI ELEMENTI IN PIETRA NEL CIMITERO
Altri interessanti elementi in pietra, che ritroviamo nel cimitero, sono: una Madonnina in marmo bianco sulla tomba Iannicelli, scolpita da Francesco D’Angola; una croce in pietra posta al centro del cimitero all’incrocio delle due strade ortogonali che dividono la parte vecchia del cimitero in quattro settori; un’acquasantiera in pietra, rappezzata alla meglio nella colonna di base, posta all’interno al lato dell’entrata ed il cancello di ingresso, ove ancora si leggono i numeri scritti sulle pietre per lo smontaggio e la rimessa in opera delle stesse.
Tiberio Luciani