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Don Mario Malanga e la cappella dell'Asilo Infantile
Non meno significative, rispetto alle altre riportate nel seguito di questo articolo, sono da considerare queste due foto che ci mostrano il compianto Don Mario Malanga nonchè l'altare della cappella dell'Asilo Infantile prima del terremoto del 1980. La cappella era piccola ma ...
... accogliente e veniva frequentata, oltre che dalle suore, da un gruppo di affezionate fedeli che al caratteristico suono della campanella, verso le otto di mattina, andavano ad ascoltare la S. Messa celebrata, negli ultimi tempi, da Don Mario. Si nota abbastanza bene il semplice ma bellissimo altare, con la statua dell'Immacolata Concezione e alcuni pezzi dei magnifici paliotti in scagliola provenienti dalla Chiesa di S. Maria della Consolazione annessa all'antico Convento dei Francescani.
La Chiesa Madre
Addirittura preziosa si può considerare quest'altra cartolina, non tanto per il valore intrinseco bensì perché ci mostra com'era bella la nostra Chiesa Madre prima del terremoto del 1980. Risaltano subito la sua forma classica, a tre navate, la balaustra del presbiterio, che era sopraelevato di 3 gradini, il bellissimo altare, arricchito dai magnifici candelabri e dalle statuine di due angeli, il pulpito, addossato al primo pilastro sulla destra, e le pitture ad olio che la rivestivano completamente (probabilmente realizzate dal bravissimo Angelo Metallo). Pur non potendosi distinguere in modo chiaro, si intravedono, sulla parete dietro l'altare, la lunetta con Gesù nell'orto degli ulivi e gli angoli con i quattro evangelisti. Si nota altresì il quadro con S. Andrea e S. Domenico che si è salvato ed è stato sistemato oggi nella cappella di S. Emidio. Abbastanza evidenti, sono da segnalare anche i quadretti, con angoli arrotondati, disposti sui pilastri, nei quali era rappresentata la Via Crucis e i tondi, dipinti in alto, tra gli archi e i pilastri, in cui erano rappresentati i docici apostoli. Si notano poi, due lapidi, delle quali si ignora la fine, sulle quali erano probabilmente ricordati opere ovvero lavori di risistemazione o di abbellimento della chiesa. Relativamente agli altari, seguendo il percorso in senso orario, a partire da sinistra dell'entrata, e secondo i ricordi di chi scrive e di altre testimonianze raccolte, si possono elencare come di seguito:
Navata sinistra
- Fonte battesimale
- Madonna del Rosario (statua con altare)
- S. Luigi (statuetta in nicchia)
- S. Gerardo (statua con altare)
- Cappella di S. Emidio
- Pietà (statuetta in nicchia)
- S. Lucia (statua con altare)
- S. Vincenzo (statua in nicchia)
- Gesù risorto (statuetta sulla porta della Sagrestia)
- Altare maggiore
Navata destra
- Cappella del Santissimo con la statua del Cuore di Gesù
- Gesù morto (statua con altare)
- Ecce Homo (in teca di vetro)
- Cappella di S. Andrea
- S. Filomena (statua in nicchia)
- Madonna addolorata (statua con altare)
- S. Vito (statua con altare)
(N. B. - Se qualcuno ricorda altri particolari o può correggere eventuali errori, è pregato di inviare un commento o un email)
Da non dimenticare poi il campanile che invece è rimasto praticamente com'era prima del terremoto del 1980.
Il Seminario
In questa cartolina, sempre della serie di quelle che seguono, viene offerta una panoramica del Seminario e della Chiesa (pro cattedrale) di S. Michele, ripresi da Ovest.
A quell'epoca il Seminario ospitava ancora una quarantina di seminaristi che potevano frequentare la Scuola Media e i due anni del Ginnasio. Era in piena attività se pure già si avvertivano le difficoltà connesse con la crisi delle vocazioni nonché quelle di tipo economico e di gestione. Appare tuttavia nella sua maestosità e non molto diverso, almeno esternamente, da quello che possiamo vedere oggi.
Si possono notare però, osservando con un po' di attenzione, in alto sulla destra, oltre ai ruderi del Convento, una costruzione piuttosto alta che era quella parte del cenobio ancora in piedi, e che ospitava, in una zona, una famiglia, mentre altri locali erano adibiti a stalla e fienile.
Si nota anche una torre, a base circolare, che non era però una di quelle dell'Episcopio bensì quella che era parte dell'abitazione della famiglia Vallario e già, rispetto ad epoche precedenti, notevolmente ridimensionata. Appare comunque evidente che non poteva superare i 30 metri come pure qualcuno ha affermato e riportato da qualche altra parte.
Da notare, infine, la pulizia dei terreni, ancora coltivati, sottostanti al piazzale del Seminario.
"Li caggi"
In quest'altra cartolina, della stessa epoca e dalla stessa provenienza di quasi tutte quelle che seguono, si vede la zona "de li caggi", con il giardinetto e le aiuole piuttosto malandati, quando la "mennezza" veniva ancora sversata lì a fianco. Si vede infatti una signora, non riconoscibile, con il secchio, che si appresta a portarla "a lu munuzzare". Si vedono anche alcuni ragazzi ma chissà chi erano! Si può notare che ancora non esistevano il famoso bar "Alberone" e tantomeno il bar "Pagoda", nato dove prima esisteva la forgia di "Gerardo Muriello" (poi di "mast'Arcangelo") che la saracinesca chiusa fa immaginare già fosse stata dismessa. Sulla parete laterale, verso il cortile dove oggi due platani fanno ombra ai clienti del bar, spicca il nome del paese, con l'altitudine sul livello del mare, dipinto (a catrame?) in modo pressoché indelebile come altre scritte e disegni, su altre case, che i più anziani ricordano ancora. Erano ancora esistenti la casa di "Giuannina la paccia" (dove fu poi aperto il bar "Alberone") e quella adiacente, con il solo piano terra, che furono demolite dopo il terremoto e non più ricostruite.
Grazie alla segnalazione di Vincenzo Stefanelli possiamo aggiungere che i ragazzi ripresi nella foto, all'interno del giardinetto fatto realizzare dal Sindaco dell'epoca, Don Alfredo Mauriello, sono Michele Stefanelli, Nicola Tuozzo e Tonino Mauriello (alias Tonì Matera).
La "villetta"
Formidabile quest'altra cartolina, anch'essa dei primi anni Sessanta ed anche questa fornita da C. Bellino. Mostra com'era a quell'epoca il giardinetto che noi, bambini, chiamavamo "la villetta" e che si trova davanti al Municipio donato dal comm. Francesco Pallante. Quest'ultimo era stato da poco costruito anche se non è visibile nella foto. La "villetta" fu donata anch'essa da Francesco Pallante e fu inaugurata nel 1961, come ci ricorda ancora una lapide, posta sul muretto di contenimento della Via Appia, ormai quasi illegibile e sulla quale dovrebbe essere scritto:
DONAZIONE
DEL COMM. FRANCESCO PALLANTE
20 - 8 - 1961
Dalla stessa foto si può ancora notare che intorno al giardino mancano diverse costruzioni, realizzate successivamente, specialmente negli anni settanta.
Il ponte sul torrente Arsa
Uniche queste due foto! Mostrano la realizzazione del ponte sull'Arso lungo la statale n. 7, Appia, che attraversa il nostro paese.
Il ponte preesistente era stato distrutto dai tedeschi durante la II guerra mondiale per coprire la loro ritirata. Secondo quanti lo avevano visto era molto più bello di quello poi ricostruito ma è facile immaginare che era bella soprattutto la ringhiera di protezione. Presumibilmente era orientato in maniera diversa (est-ovest anziché nordest-sudovest come ora) ed era posizionato più in basso di quello attuale con tratti della strada in leggera discesa-salita.
Nelle foto, purtroppo, non sono riconoscibili le maestranze impegnate nella costruzione ma poco male. Ci basta sapere che lavorarono benissimo e che dopo tanti anni, dopo un tremendo terremoto, il ponte è ancora lì, in buona salute.
Grazie a quest'altra foto, che Michelino (di Ciccillo) Bellino ha reso disponibile, possiamo vedere com'era il parapetto del ponte prima della sua distruzione. In essa sono ritratti: Ciccillo Bellino, Don Pasquale Abbruzzese (? podestà in quel periodo), Luigi (d'Amalia) Iannicelli, Totonno (lu Giudice) Scolamiero.
È da aggiungere che, come già segnalò Pompeo Russoniello nel suo libro sul Convento di S. Maria della Consolazione, il nome del torrente una volta era Arsa e non Arso, come oggi lo chiamiamo. Il diverso nome fa intuire un altro significato ... e d'altronde sarebbe troppo banale pensare che sia stato chiamato in tal modo perchè asciutto per la maggior parte dell'anno: tutti i torrenti sono "arsi" d'estate.
La "porta della Terra"
Ancora una cartolina, probabilmente dei primi anni Sessanta, anche questa fornita da C. Bellino, che mostra com'era a quell'epoca la "porta della Terra"(1), vista dall'interno del centro antico, e la casa dei "D'Angola" con il torrino (demolito prima del terremoto del 1980) e il giardino.
È il caso di notare la bellissima "scalinata" in "petrelle" di pietra locale, eliminata per far posto alla discesa a cubetti di porfido attualmente esistente.
Anche il sottoscritto ha contribuito alla "distruzione" di alcune caratteristiche preziose che esistevano quando fu scattata la foto. Speriamo si riesca a salvare quel poco che rimane di originale nel nostro paese.
(1) Non sarà inutile ricordare che si diceva così perché era la principale porta di ingresso del paese (che anticamente veniva detto appunto "Terra").
Il Convento ...
Probabilmente di epoca successiva al terremoto del 1930, questa immagine era riprodotta su una cartolina postale e può dare l'idea di come potessero essere la Chiesa di S. Maria della Consolazione e il Convento dei Francescani Riformati (1607-1865).
È già nota perché già pubblicata in precedenza ma vogliamo riproporla per aggiungere qualche altra considerazione che essa stessa suggerisce. Innanzitutto si può dire che sul retro della cartolina era riportata la seguente didascalia: "La Chiesa ed il monumentale Convento di S. Andrea di Conza", nonché "Ed. L. Limongelli".
In primo piano, si vedono alcune donne intente a "lavare i panni" nella vasca disposta parallelamente alla stessa chiesa, come era rimasta fino agli anni sessanta del secolo scorso.
... il lavatoio ...
Successivamente fu costruito un fabbricato che consentì alle donne di avere un tetto e un riparo nell'eseguire la loro pesantissima fatica.
Oggi, dopo l'avvento delle lavatrici, ormai disponibili in quasi tutte le case, la funzione del lavatoio è andata scemando e solo sporadicamente qualche irriducibile e "affezionata" massaia continua ad utilizzarlo.
... la rovina.
Negli anni sessanta del Novecento il Convento, già da molti anni finito in mano a privati, era ormai in rovina e ce lo mostra quest'altra cartolina di quel tempo (gentilmente fornita sempre da C. Bellino). Acquisito successivamente al patrimonio comunale ha subito un intervento di restauro (con la supervisione della Soprintendenza ai B.A.A.A.S.) molto parziale e la situazione non è cambiata più di tanto, anzi!...
Per rendersene conto, si suggerisce una visita alla vecchia pagina ad esso dedicata (con qualche altra interessante immagine).
Il "Monumento"
Un'altra cartolina, probabilmente dei primi anni Sessanta (anche questa fornita da C. Bellino), mostra com'era a quell'epoca il "Monumento", quando era stato da poco costruito il municipio donato dal comm. Francesco Pallante.
Si può notare, in primo piano, non solo la presenza del distributore dell'AGIP (che era gestito dalla famiglia Grieco) ma anche di un albero al suo fianco. Al lato destro del Municipio, visibile sullo sfondo, era da poco iniziata la costruzione dell'edificio del grande e indimenticabile zio Vituccio Bellino e, davanti allo stesso Municipio, i primi scavi per la realizzazione della omonima piazzetta. Dietro allo stesso edificio il primo fabbricato di zio Pietro Mauriello (pezzeddra) era stato da poco "tompagnato".
Si notano anche diverse persone, delle quali si può riconoscere, forse, solo zio Antonio Grieco, e delle quali, nel pomeriggio di primavera in cui probabilmente fu scattata la fotografia, alcune bighellonavano intorno al Monumento, altre si godevano la "spenta" del piacevole sole ed altre ancora si avviavano verso la passeggiata "per la via di Pescopagano".
È il caso di notare però, soprattutto, che non era nemmeno nel pensiero l'assalto allo stesso Monumento che sarebbe stato messo in atto negli anni successivi e che, a quanto pare, non è ancora stato ultimato.
La strada "le grotte"
Questa rarissima foto (gentilmente concessa dalla cortese e disponibile I. M.) mostra una processione in occasione di una festa svoltasi presumibilmente nei primi anni Cinquanta del Novecento. Le dimensioni ridotte della stessa foto non aiutano a capire gran che. Tuttavia, sembra potersi individuare, sotto il pallio ("lu quatte mazze") la statua di S. Gerardo mentre sono abbastanza evidenti e riconoscibili:
- la presenza della cassa armonica (scoperta) sulla destra;
- la partecipazione dell'arcivescovo del tempo mons. Cristoforo Carullo oltre che, naturalmente, del parroco Don Attilio Mauriello e del sindaco Don Ciccio Bellino. Poco più avanti, nettamente distinguibile, il successivo sindaco prof. Francesco Iannicelli.
Risulta particolarmente interessante lo stato della strada "le grotte" (oggi Via C. Battisti) con le case piuttosto malandate ed alcune ancora dell'altezza originaria, nonché del portone della farmacia del Dott. Don Clemente De Guglielmis".
Altre persone sembrano riconoscibili ma si ritiene azzardato proporne il loro nome.
Il santuario dell'Incoronata
L'immagine qui a destra mostra l'interno della chiesa dell'Incoronata com'era non molti anni fa e sembra incredibile che l'arredo potesse essere così bello. La chiesa, riparata dopo il terremoto del 1980, ha perduto alcune caratteristiche che non ricordavamo, pur avendo una certa età.
Oltre alla preziosa statua della Madonna, rubata in un triste giorno dell'inverno 1976-77 (gli si possano seccare le mani agli autori del furto sacrilego!), sono da segnalare gli affreschi, o meglio, la decorazione delle pareti (probabilmente realizzata da Angelo Metallo) che, a parte l'intrinseca bellezza, davano all'ambiente, in sè relativamente piccolo, un senso di profondità e di ampiezza, se non di maestosità. Si possono notare, ai lati dell'altare, le porte che consentivano di passare nella sacrestia che era un corpo aggiunto in epoche successive (inizio novecento?) alla costruzione della Chiesa (1767) e non ricostruito dopo il terremoto del 1980, nonché la magnifica balaustra in pietra.
Si riconosce distintamente nella foto il parroco dell'epoca Don Attilio Mauriello che quel giorno unì in matrimonio Andrea Camerlingo con Carmelina Giorgio (che ha gentilmente fornito la foto).>/p>
Via Dietro Corte
Grazie alla disponibilità e alla cortesia di una affezionata santandreana (C. Bellino) che ce ne ha gentilmente fornito una copia, pubblichiamo una immagine del paese come appariva in una cartolina di qualche decennio fa (dovrebbe risalire ai primi anni Cinquanta).
In questa immagine si possono distinguere, oltre alla bambina (che poi ci ha fornito la cartolina), ad un paio di donne (una delle quali intenta a cucire o rammendare qualcosa, fuori di casa, come si usava allora) alcune galline che circolavano tranquillamente nonché la particolare pavimentazione di Via Mazzini con i blocchi di pietra vesuviana. Questi coprivano il canale che, proseguendo per Via Sotto Piazza dove è ancora visibile, si ricongiungeva con quello che proveniva dalla Fontana di Piazza Umberto I, sotto la "Pila".
Quel tratto di Via Mazzini noi lo chiamavamo "lu marciapiede".