Un'altra perla del nostro paese ignorata e abbandonata
Ringrazio Andres C. che inviandomi le foto del "mulino" mi ha sollecitato a ricordare e scrivere le seguenti note.
Tutti coloro che passeggiano per la "via del ponte" notano questo manufatto sulla destra della stessa strada e la maggior parte di chi lo vede lo ...
... ritiene semplicemente "il mulino".
Riportato alla luce dai recenti lavori di ripulitura dei terreni circostanti si nota il notevole livello di degrado e una certa pericolosità nell'avvicinarsi. Ma molti giovani, fino a pochi anni fa, durante l'estate, lo usavano per ritrovarsi insieme, accoccolati sulla sua precaria copertura, per scambiare quattro chiacchiere o magari canticchiare qualche canzone accompagnati da una chitarra.
Molto spesso, in anni più lontani, quando l'illuminazione del paese finiva vicino alla "Croce", era uno dei luoghi preferiti dagli innamorati per i loro appuntamenti: era abbastanza vicino al paese e quindi facilmente raggiungibile, ma offriva angoli sufficientemente appartati per raggiungere la necessaria intimità.
Probabilmente, però, pochi sapranno che ancora prima ha svolto una funzione importantissima per il paese ossia quella di macinare la maggior parte dei cereali che si producevano nei terreni circostanti il nostro paese.
Fino ai primi anni cinquanta gli faceva una certa "concorrenza" il mulino ad acqua, detto "de piede", posto al limite della circonvallazione che ancora oggi si vede ma che giorno per giorno perde qualche pietra e sta crollando.
Il molinaro era (anche a memoria di chi scrive) Gerardo Errico (“nišch”) e la famiglia alla quale apparteneva gestiva anche il mulino ad acqua.
Poi restò da solo a macinare ma non per molti anni perché anch'esso, ormai non più conveniente, fu abbandonato.
Poche le altre notizie che siamo riusciti a raccogliere.
Pare che ne fossero proprietari (forse in società):
- i coniugi Irene Costantini e Francesco Mauriello (genitori del compianto Arciprete Attilio Mauriello);
- Giuseppe Perrino (zi Peppino Massarella);
- i coniugi Teresina Perrino e Francesco (Ciccillo) Ciaglia (genitori di Ciccillo Ciaglia, direttore PT);
- altra sorella Perrino, coniugata Ricciardone (di Conza).
Per quanto se ne sa è stato realizzato intorno al 1926 ed ha funzionato fino agli anni ’50, quando fu sostituito da un mulino a cilindri ubicato in un diverso luogo.
A memoria di chi scrive un altro fatto va menzionato: tra il 1961 e il 1962 si verificò una notevole frana nel versante del torrente Arsa sul quale è disposto lo stesso mulino e il terreno fu gravemente smosso, fino a pochi metri di distanza destanto, specie nei più piccoli, una forte impressione.
Oggi, come si vede dalle immagini, ne rimane solo la struttura ma questa continua a deperire e lo rende addirittura pericoloso.
Riteniamo che pur risultando apparentemente insignificante abbia anch'esso un notevole valore e non solo dal punto di vista storico - culturale. Rappresenta un altro validissimo esempio di archeologia industriale ma, se si nota la magnifica muratura in pietra squadrata, anche di notevole pregio costruttivo.
Non è inutile raccomandare a chi possiede notizie più precise di inviarle, magari con un commento alla pagina.
R. C.